Come migliorare le condizioni del traffico in un contesto di mobilità sostenibile (e QUINDI LA PROPRIA QUALITA’ DELLA VITA)

Tre risultati principali:

1) risparmio energetico

2) risparmio economico

3) diminuzione delle emissioni nocive

Oltre a:

4) maggiore benessere dell’utente

5) riduzione della congestione del traffico

6) maggiore capacità di attrazione del territorio (turisti, interesse, capitali)

7) stimolo al dibattito su Smart City

Affrontiamo questo tema, osservandolo da tre punti di vista: adetti ai lavori, consumatore, pubblica amministrazione.

 

Il primo è quello dell’addetto ai lavori, l’operatore nel settore della mobilità elettrica, che si inserisce a pieno titolo tra le soluzioni innovative di rilancio e di riqualificazione urbana, per abbattere le emissioni nocive e i costi di gestione, e puntare quindi sul risparmio energetico.

Sono almeno cento anni che esiste il motore a scoppio, lo sviluppo tecnologico lo ha portato, con la sua massima evoluzione, a ottenere una bassissima percentuale tra i  kwatt consumati e quelli trasformati in lavoro. Il motore con la maggiore percentuale di rendita è oggi un diesel marino con una resa  di circa il 38%, tutto il resto viene sprecato in calore e servizi.

Abbiamo esplorato questo universo di persona, constatando che ci sono le reali condizioni  per produrre mezzi ad alta efficienza energetica, a prezzi competitivi, affidabili e prestazionali, in modo da poter accontentare le molteplici esigenze del consumatore. La maggior parte del traffico è causata dal “commuting” casa-lavoro e viceversa, che ci impone sempre gli stessi tragitti giornalieri per tratti brevi entro i 5 km a tratta, che possono essere coperti da un mezzo a trazione elettrica senza alcun problema. Da numerosi PGT (Piani del Governo del Territorio – comunali) risulta che gran parte degli spostamenti in città risulta per tratti compresi tra 1 e 3 km. Pensiamo che sostituire una percentuale  del 15%  tra scooter e auto, possa essere fattibile in breve tempo con prodotti italiani.

I vantaggi immediati sono: 1)  posti di lavoro;  2) abbattimento  delle emissioni.

Disincentivare l’utilizzo del mezzo privato, impone solitamente la proposta di metodi alternativi. Per esempio il miglioramento del servizio di trasporto pubblico.

Di particolare criticità è il “commuting” a bassissimo chilometraggio, ovvero coloro che utilizzano l’auto per recarsi in stazione a prendere il treno.  Questo comporta una  doppia ricaduta negativa sul traffico locale: la prima dovuta al grande numero di mezzi in poco spazio e la seconda il parcheggio del mezzo. Quasi sempre le stazioni si trovano nei centri cittadini e lo spazio a disposizione non può essere sufficiente alla esigenze dei privati, vedasi la ricerca spasmodica di un posto auto (ulteriore motivo di stress a quelli lavorativi). Come se non bastasse, sussiste l’inadeguatezza e la scarsa qualità del servizio.

E’ evidente che la soluzione maggiormente fattibile e accettabile, considerate le brevi distanze da percorrere, sia la bicicletta, classica entro i 2/4 km,  elettrica se oltre. Un mezzo: salutare, dal movimento dinamico non traumatico , economico , poco impegnativo, capace anche di favorire la comunicazione (ci si vede , ci si saluta , ci si parla,…).

Occorrono infrastrutture che rendano questo mezzo sicuro, tutelando il ciclista, che ricordiamo è una persona con gli stessi diritti dei” piloti” , ma  più esposto a infortuni nel caso di incidente e quindi con maggiore necessità di tutela.

Al di là di considerazioni sulla necessità di sviluppare un’adeguata rete di piste ciclabili in sicurezza, sottolineiamo come per le città funziona ed è forse l’unica vera soluzione adottata il “bike sharing”, per il quale occorre fare gli stessi  rilievi sopra citati anche per le città  (ricordiamo che stiamo cercando di disincentivare l’utilizzo del mezzo a motore endotermico privato).

Esistono anche il “car sharing” ed il “car pooling”.

“Car sharing” (dall’inglese condivisione dell’automobile) è un servizio che permette di utilizzare un’automobile su prenotazione, prelevandola e riportandola in un parcheggio vicino al proprio domicilio, e pagando in ragione dell’utilizzo fatto.

Questo servizio viene utilizzato all’interno di politiche di mobilità sostenibile, per favorire il passaggio dal possesso del mezzo all’uso dello stesso (cioè all’accesso al servizio di mobilità), in modo da consentire di rinunciare all’automobile privata ma non alla flessibilità delle proprie esigenze di mobilità. L’auto, in questo modo, passa dall’ambito dei beni di consumo a quello dei servizi.

Tipicamente si tratta di un servizio commerciale erogato da apposite aziende, spesso con l’appoggio di associazioni ambientaliste ed enti locali.

Il “car sharing” si distingue dal “car pooling”: anche se i due termini vengono a volte impropriamente considerati sinonimi, i due concetti sono diversi. Col “car pooling” più persone viaggiano insieme nella stessa auto, che normalmente è di proprietà di uno dei viaggiatori, e dividono tra loro le spese di viaggio e manutenzione. Il “car sharing”, invece, può essere assimilato a un autonoleggio a ore con automobili parcheggiate e disponibili in più punti della città.

Ma con la mobilità elettrica personale non si hanno problemi di disponibilità di mezzi, necessità di mettersi d’accordo con altri e dover combinare le esigenze.  E poi soprattutto: servizio a bassi costi di gestione e di facile utilizzo,  tempi di trasferimento facilmente quantificabili, emissioni zero e zone a traffico limitato accessibili.

La mobilità sostenibile impone scelte virtuose che migliorano le condizioni delle vita. Paradossalmente è proprio questo il motivo per cui non viene incentivata e sostenuta dalle istituzioni, dato che tutto ciò che è collegato al consumismo.

Se i principi di mobilità sostenibile fossero applicati, si verificherebbe un conseguente ed esponenziale miglioramento della qualità della vita , con grandi benefici per tutta la comunità.

  1. Meno stress significa gente più tranquilla, disponibile a recepire messaggi positivi e a trasmetterli: quindi miglioramento dei rapporti interpersonali e innalzamento della soglia di tolleranza.
  2. Propensione a comportarsi virtuosamente, rispetto dei beni comuni, rivalutazione della dignità personale con la consapevolezza delle proprie azioni, soddisfazione personale sentendosi partecipi e protagonisti di un miglioramento delle condizioni generali.
  3. Maggior rendimento sul lavoro, evitando sprechi e perdite di tempo e meno ore lavorative perse.
  4. La salute: meno patologie derivanti dall’inquinamento e rafforzamento delle difese immunitarie conseguente a una migliore situazione psicologica (ad oggi la vendita degli psicofarmaci ha superato quella degli antibiotici).

Di particolare interesse è l’opzione offerta dall’elettrico che permette di superare alcune resistenze tipiche, per esempio quello sulla scomodità e “fatica”, ma anche della sicurezza nell’uso della bicicletta.

Quali sono i vantaggi dell’usare una bici elettrica?

La bici elettrica, o bici a pedalata assistita, combina i vantaggi delle bici con quelli dei motorini. Si tratta infatti di un mezzo ecologico, con bassi costi di gestione, che permette di spostarsi velocemente ed agilmente senza faticare.

È un mezzo ecologico quasi quanto la bici, perché usa pochissima energia elettrica.

E’ necessario comunque smaltire le batterie con attenzione.

Ha bassi costi di gestione, perché dal punto di vista legislativo è paragonata a una bici normale, e non necessita quindi di costosi e noiosi passaggi burocratici. Il costo dell’energia elettrica è trascurabile, mentre è più rilevante quello di sostituzione della batteria, da effettuarsi però a lungo termine (da i 3 ai 5 anni a seconda delle batterie).

La bici elettrica permette di faticare di meno, perché il motore aiuta la pedalata del ciclista proprio quando ne ha più bisogno: nelle ripartenze e in salita. Si può quindi usare di più la bici nella vita di tutti i giorni, anche per andare al lavoro o per fare la spesa.

Le bici elettriche possono anche essere considerate più sicure per alcune loro caratteristiche (prudenza nella guida di un mezzo più performante, maggiore cura di un mezzo più costoso, scelta di percorsi più agevoli e sicuri…)

La velocità a cui è possibile andare con una bici elettrica è strettamente regolamentata da una direttiva dell’Unione Europea (2002/24/CE). L’assistenza data dal motore è massima a basse velocità, aiutando molto nelle partenze e ripartenze (ad un semaforo ad esempio); la potenza erogata dal motore va gradualmente a diminuire, man mano che si aumenta la velocità; il motore poi si disattiva quando si raggiungono i 25 km/h, velocità comunque più che rispettabile per una bicicletta e molto maggiore della velocità media delle automobili in città (15 km/h secondo recenti statistiche).

Il “bike sharing” (convenzionale o elettrico) determina un notevole e positivo impatto sulla gestione pubblica, come ritorno degli effetti sopra elencati. Un territorio vissuto da persone positive, felici, in forma, non stressate e in salute è un territorio più facilmente governabile. E una rete stradale liberata da un considerevole numero di auto è una rete stradale più sicura e più agevolmente controllabile dagli addetti al controllo del traffico stesso.

Oltre agli aspetti sopra richiamati, esistono vantaggi positivi diretti per l’amministrazione pubblica che discendono dalla decisione di investire nel “bike sharing”: maggiore attrazione del territorio, capacità di attrarre interesse e investimenti, stimolo al dibattito su “Smart City”.

Una città intelligente, ben strutturata e gestita, e’ una città che piace e può attrarre visitatori, turisti e investitori. Inoltre, la disponibilità di un mezzo come la bicicletta sempre più ricercato dai turisti moderno, e’ un incentivo indubbio alla scelta di una città come destinazione turistica.

E’ necessario incentivare forme di utilizzo ecosostenibile da parte dei soggetti turistici e, anche se solo temporaneamente ‘fruitori’ di quel determinato territorio. La finalità è quella di far percepire al turista che esiste un modo diverso per conoscere il territorio nel quale si trova e che attraverso buone prassi può influire positivamente alla conservazione dei beni paesaggistici oltre al miglioramento della vita nel suo complesso. Molte strutture oggi si dotano del marchio di sostenibilità alberghiera, perché diventa sempre più un requisito essenziale e ricercato.

Favorisce la nascita di nuove opportunità commerciali.

Senza dimenticare il fatto che la diffusione del “bike sharing”, anche elettrico, in città limitrofe (es. Milano, Monza…) può creare una rete a tutto beneficio dei territori compresi tra le città stesse.

Il pubblico ha però l’importante compito di anticipare e gestire le criticità. Per evitare che i mezzi arrugginiscano inutilizzati, è necessario creare una rete di servizi che incentivi la popolazione ad usarli, realizzare le aree di sosta e ricarica in modo da impedire furti e danneggiamenti, curare la manutenzione dei mezzi.

 

 

 

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